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Roberta

Tra le tue braccia

"Mamma mi calmi?"

Lo avevo rimproverato, è vero, son stata severa e ferma nella mia posizione e non nego di aver alzato anche la voce. Gli dissi che una volta calmato avremo parlato dell'accaduto, che ora con tutti quei lacrimoni e quei lamenti non ero disposta a parlare con lui.

"Si, però, mamma mi calmi" queste le sue parole singhiozzanti in preda alla frustrazione.

Come avevo potuto pensare che, così piccolo a soli 4 anni, sarebbe riuscito guardare in faccia alle sue emozioni e rivolgersi a loro dicendo: " sai che c'è? Rabbia, non ti temo". E come potevo credere che, difronte alla mia di rabbia, lui potesse capire che quella non era di certo la modalità giusta per gestire la situazione. D'altronde questo era l'esempio che gli stavo dando.

È vero ero adirata perché aveva messo in atto un comportamento che non accettavo, in più ero anche stanca e perché no esausta, "forse" anche frustrata perché non ero riuscita a gestire diversamente quella situazione. Ma quelle sue parole e quel suo faccino triste e spaventato, subito mi hanno portato su un altra dimensione.

Il mio bambino era in difficoltà, travolto da emozioni spaventose alle quali non sapeva dare un significato. Era sicuramente arrabbiato perché non si aspettava che la sua mamma lo sgridasse e preoccupato di poterla perdere.

Aveva bisogno di essere rassicurato e contenuto.

Nessuna parola sembrava essere efficace, quasi come se non riuscissi a raggiungerlo. Allora, dopo due respiri profondi lo presi e lo abbracciai forte forte, portandolo al mio petto. Tutto un tratto il silenzio. Quell'abbraccio era stato risolutivo, quelle emozioni erano state contenute, non facevano più paura.


Era tornato ad essere il mio bambino e io la sua mamma.


Molte volte gli abbracci hanno un forte potere risolutivo.

Esiste un metodo chiamato "metodo holding" o dell'abbraccio contenitivo utilizzato in situazioni di agitazione o sovraeccitazione in cui il bambino viene avvolto dalle braccia dell’adulto che, guardandolo negli occhi gli "impone" un contenimento fisico che allo stesso tempo diventa un contenimento emotivo della crisi in atto. È importante che l’adulto, parli con calma, dolcezza e tono sereno ma fermo, provando a dare un nome ai sentimenti che il bambino sta provando, facendolo sentire compreso, senza banalizzare gli eventuali motivi della sua frustrazione. In questo modo lo aiuterà a razionalizzare e allentare la tensione.



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