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Diario di Milano

 

Master in Fisiologia e Psicologia Perinatale

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Sembrava così lontano, non credevo di, non pensavo di, non sapevo di...

Oggi che le mie valigie sono ancora più piene di quando son partita, credo di potercela fare... penso di aver fatto una delle scelte più sagge della mia vita...

so che ne varrà la pena nonostante le difficoltà e i sacrifici.
E se quel volo di andata è stato turbolento, soprattutto metaforicamente, quello di rientro, nonostante la notte, mi ha regalato il sole.


Buon inizio a me e a noi 

Maggio 2019

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3, 4 e 5 Maggio 2019

Primo weekend di Master

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                                                                      In quel di Milano
Una settimana fa iniziava il mio viaggio. Un viaggio soprattutto interiore. Un viaggio che non ha un solo denominatore comune ma tanti:

informazione" "formazione" "condivisione" "partecipazione" "coinvolgimento" "sentirsi parte di... e insieme".
Ed in effetti, il primo fine settimana di Master in "Fisiologia e Psicologia Perinatale" mi ha dato tanto. Ancora porto con me le sensazioni e le emozioni vissute, perché non c'è stata solo la trasmissione di saperi, peraltro interessantissimi, ma anche, l'apertura e la condivisione di vissuti personali di donne che, sentendosi parte di un gruppo hanno deciso di "accogliere e lasciarsi accogliere". 
Grazie alle tematiche e alle modalità con le quali queste sono state affrontate da due stupende professioniste ciò è stato possibile.
Questa volta nella mia valigia, che peraltro era un solo bagaglio a mano, ho dovuto fare fatica per riporvi tutto ciò che mi è stato regalato.
Sicuramente ho imbarcato i principi base della psicologia perinatale e le tematiche legate alla fisiologia della gravidanza e del parto ma, insieme a queste, tante sensazioni positive e la voglia di partire con la valigia vuota per poterla riempire il più possibile.

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17, 18 e 19 Maggio 2019

Secondo weekend di Master

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Eccomi di rientro al mio appartamento. Abbraccio i miei bimbi e mi perdo nelle loro coccole. Ora sono riunita alla mia famiglia che subito mi accoglie con tante domande riguardo la mia giornata appena trascorsa.
Questo per noi è il nostro secondo fine settimana a Milano. La mia terza giornata di Master.
In effetti devo un po' riordinare le idee, non nego la stanchezza ma quella passa presto in secondo piano.
Mi siedo e ripenso.
Subito la mente rimanda a parole sentite e risentite ma che oggi vengono arricchite di significato: "relazione" "diade" "interazione madre bambino" "regolazione di emozioni" "eteroregolazione" e "autoregolazione" "intersoggettività" "sensibilità vestibolare" "stadi comportamentali del neonato". Rimbombano nella mia mente questi e altri concetti.
Abbiamo posto l'attenzione sulla relazione madre-bambino liberandoci dal giudizio, e focalizzandoci sui due protagonisti. Osservandone il linguaggio verbale e non.
Ci siamo posti domande e abbiamo cercato di dare risposte. Abbiamo poi guardato alla genitorialità secondo la prospettiva biologica e fenomenologica-culturale, ponendo l'accento sulla connessione tra fattori biologici e culturali nello sviluppo del bambino. È stato interessante indagare le differenze tra i vari modelli culturali e come questi spesso si incontrino in forme più o meno ibride e confuse.

Riflessioni e spunti interessanti analizzati con lenti del tutto nuove.

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Riflessioni post Master

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Questa sera un viaggio di ritorno alla mia terra che potrei definire "contemplativo". Compagna di viaggio la Luna. Mi son sentita quasi privilegiata a viaggiare al suo fianco. Ha regalato luce, quasi come volesse fare da guida in questo cielo buio. Eppure quella è una luce rubata e lei lo sa bene, ma pareva ne andasse comunque fiera, quasi come se percepisse la mia ammirazione nei suoi confronti.
Mi son persa in lei e nei suoi significati ancestrali trovando nessi sorprendenti con le tematiche quasi mistiche che quest'oggi abbiamo affrontato.
E così la luna mi ha rimandata al materno, al femminile, ai suoi cicli così strettamente connessi alla vita e alla morte, alle fasi della vita.
Infatti, tra i temi affrontati in aula, la relazione madre-bambino, l'importanza del primo contatto "bonding" e l'allattamento. Tutti strettamente interconnessi tra loro.
Su queste tematiche tanti falsi miti, tante difficoltà per allontanare il pregiudizio. Così in me si è accesa una luce di speranza quasi come se la luna, con la sua luce riflessa, volesse illuminare tutte quelle macchie d'ombra.

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7, 8 e 9 Giugno 2019

Terzo weekend di Master

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Non sempre tutto va come ci aspettiamo. Viviamo di attese e coltiviamo aspettative. Poi, un giorno, qualcosa prende una strada inaspettata e ci troviamo catapultati in una realtà dolorosa, troppo crudele per essere accettata. Il nostro corpo ci sta tradendo, e non possiamo credere che ci stia facendo questo. Proprio a noi. Perché è vero, pensiamo che certe cose a noi non accadranno mai e che possano succedere solo agli altri.

Sulla mia pelle, questo fine settimana, ha lasciato molti segni.

Ho preso contatto con un dolore direi quasi innaturale.
Un dolore indelebile che lascia il segno: cicatrici non solo fisiche ma emotive.

Virtualmente ho attraversato i corridoi della Tin (terapia intensiva neonatale) ascoltato il pianto sordo dei piccoli venuti al mondo troppo presto. E il dolore assordante delle madri e dei padri il cui mondo pare cadergli addosso.
Ho sentito l'odore dello "sterile" quasi nauseante. E quasi percepito la sensazione delle mani tremanti che per la prima volta si posano sul corpicino inerme del proprio bambino.

Non vi può essere indifferenza ma è necessario accogliere questo dolore.

"il mattino che seguì la notte in cui venni scacciato prematuramente dal ventre materno nel corso di una violenta tempesta, all'età gestazionale di 32 settimane e 4 giorni, mi svegliai a pezzi, immobilizzato sul fondo dell'incubatrice, con tutti i miei sensi sottoposti a diverse forme di tortura: gli occhi serrati per contrastare una luce insopportabile, la bocca arsa dalla sete, la cute graffiata dalla ruvidezza, le sensibili mucose del mio naso crudelmente forate da strani tubi duri... Peggio ancora le mie orecchie... Invase da suoni forti, acuti, sconosciuti così diversi dalla voce della mia mamma... Improvvisamente non potevo più danzare come nel liquido amniotico, i miei arti erano pesanti..."

H. Williams tratto da "Il neonato in terapia" di Romana Negri

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Riflessioni post Master

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Sono mamma di due splendidi bambini. Ho vissuto due gravidanze completamente diverse l'una dall'altra. Due parti ancora più differenti. Un primo parto del quale porto due cicatrici, una sul mio corpo, ormai quasi neppure più visibile e una ancora fresca che a momenti brucia ancora. Non si vede ma il suo dolore pulsa e mi riporta a quando, quasi cinque anni fa credevo di riuscire a mettere al mondo il mio bambino così come la natura mi aveva pensata e "organizzata" per farlo.
Ci ho provato ma in realtà il mio piccolo mi è stato "strappato dal ventre" e io di questo non ne ho neppure un ricordo cosciente perché tanto era il dolore che mi stavano infliggendo per "farlo nascere" che il mio corpo è andato in tilt e a riportarmi ad uno stato di "pace dignitosa" è stato l'anestetico che scorreva veloce nelle mie vene. Ho chiuso gli occhi o forse sarebbe meglio dire "i miei occhi sono stati chiusi" e son riuscita a riaprirli quando ormai il mio bambino era già stato portato via da me.

"Signora suo figlio è bellissimo ha pesato 4 kg e 170 e ha una voce bellissima."
Queste le parole del ginecologo mentre cuciva l'unica mia ferita ormai rimarginata.

Ma le parole che più mi risuonano in mente sono le mie.
"È già nato?"

La nascita del mio secondo bambino è stata in tutti i sensi una rinascita. Mi ha restituito la dignità di madre. Ho sofferto tanto ma era un dolore diverso. Sentivo che più il dolore cresceva più si avvicinava il momento dell'incontro con la mia piccola creatura. Un lungo travaglio (perché i travagli si sá, per noi mamme sono tutti un po' lunghi) ma poi, le spinte. Il suo pianto. La sua voce. Il suo visino e anche se per poco, il suo corpicino così piccolo posato sul mio corpo. Ho potuto vederlo. Toccarlo. Odorarlo. Mi son sentita da subito madre. Ero riuscita a "metterlo al mondo" ed era una nuova sensazione.
Anche questa volta non tutto ha seguito la strada giusta, troppa medicalizzazione, troppe paure indotte e incertezze che non hanno permesso comunque di vivere il tutto con naturalezza così come Madre Natura vorrebbe. Soprattutto nel dopo parto.

Oggi mi chiedo come sarebbe andato il tutto con le consapevolezze che questo master mi sta trasmettendo.
C'è un sapere, c'è l'esperienza, la sensibilità a certe tematiche, l'accento che ogni volta viene posto su alcuni principi fondamentali, c'è voglia di informare.
Mi sento bene, sento di essere accolta sia come madre che come "professionista" in questo spazio di crescita che sarà per me assolutamente personale e professionale.

"Fuori", mi rendo conto di quanta poca informazione ci sia, di quanto le mamme, le famiglie in generale, siano lasciate sole. Di quanto non ci sia sostegno, supporto e accoglienza. Non c'è spazio e tanto meno tempo per ascoltare. Non si può restare indifferenti. Le mamme e le famiglie devono sapere.

Opera "Nascere" Marisa Milan

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21, 22 e 23 Giugno 2019

Quarto weekend di Master


In valigia solo cambio estivo. Scarpe in tela ma, per fortuna l'ombrello l'ho portato.

Sabato mattina.
La mia giornata inizia alle 5 del mattino, con due risvegli, intra notturni, perché Lucio giustamente ha fame.
Piove. Non una pioggerella, piove a dirotto.
È così che Milano mi ha accolta.
Arrivo alla sede completamente bagnata perché si, l'ombrello l'avevo ma non è servito più di tanto. Si è pure rotto, esatto, mentre cadevo a pochi metri dalla sede.
Beh entro e ho bisogno di un po' di tempo per riprendermi, provo pure ad asciugare i pantaloni nel phon del bagno, quello per le mani, poi penso sia il caso di rassegnarmi, anche perché non voglio vada a fuoco l'intero edificio.

Iniziamo ed in effetti sento un po' di freddo ma, tolgo le scarpe zuppe e ci sono: pronta per la lezione.
Tutto passa.
Si parla di cortisolo e penso chissà quanto cortisolo è in circolo nel mio corpo dopo questa spiacevole avventura.
Il mio caregiver? Beh il master, che ha ristabilito un equilibrio, abbassando i livelli di cortisolo e dato un senso così come i caregiver fanno con i loro bimbi.

Sapevo non sarebbe stato facile, ho messo in conto tutto.. o quasi.
Questo fine settimana, poi, partivo già con un certo peso addosso, e quando mi rialzavo da terra pensavo "voglio piangere", credo di averlo pure detto!
Ma, il master ha un forte potere motivazionale, non può essere che così.
Quindi, ci saranno momenti "non semplici" ma ne uscirò vincente. Perché so che i premi in palio sono tanti.

Ciao Milano, ci vediamo tra due fine settimana! 

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5, 6 e 7 Luglio 2019

Quinto weekend di Master

 

Milano. Corso Porta Romana
Eppure ti ho percorso tante volte, ma solo ora ti vedo. Ora che sento un forte senso di gratitudine.
Si perché è vero che questo è un percorso tutto mio, un lavoro di crescita professionale e personale.

È vero che sto investendo tanto, che alla fine nonostante si parta "insieme" questo viaggio lo stiamo vivendo in autonomia e se ci penso bene, forse, un po' tutti i viaggi sono così. Perché poi ognuno "prepara la propria valigia" mettendoci dentro il "proprio individuale".
Premesso questo, in realtà, questo viaggio mi è permesso e concesso di viverlo perché c'è un
"stai tranquilla, ci penso io".

Da qui il senso di gratitudine, perché nonostante una parte di questo viaggio voglia significare sacrificio, paure, a tratti sensi di colpa perché inevitabilmente c'è uno shakeramento familiare, sento di poterlo fare perché mi si alleggerisce da quel senso di onnipotenza che noi mamme abbiamo e bisogno costante di controllo, perché c'è anche chi se la sa cavare molto bene anche senza di noi. E questo dobbiamo saperlo.

Questa bellissima immagine racconta anche un po' questo.

Stai tranquilla mamma, ci penso io, me la so cavare molto bene. Magari il pannolino lo cambio al contrario ma è tutto ok.
Firmato: papà!

Lasciamo spazio ai papà perché sanno fare molto bene. Lo fanno a modo loro, ma lo fanno.

Di mamma, ne basta una e pure avanza.

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6, 7 e 8 Settembre 2019

Sesto weekend di Master

 

È così che anche questo fine settimana mi accogli.
Nella tua imprevedibilità mi muovo.
Ieri i raggi del tuo sole splendevano mentre oggi, il tuo cielo piange.
Sto imparando a conoscerti, a viverti e ad amarti per quello che sei.
Imprevedibile si, ma segui comunque la tua natura.
Un po' come le mie mamme, quelle alle quali mi sento tanto vicina in quanto, ma non solo per questo, io stessa madre e, come tale, portatrice di opposti e contrari. Di "soli che spendono e cieli che piangono".
Cara Milano, ho imparato a preparare la mia valigia. E ho tutto il necessario in caso tu decida di essere o l'uno o l'altro.
Come mamma ancora devo imparare a prendermi cura del mio bagaglio ma so già che qualcosa di necessario sto riuscendo a custodirlo e portarlo con me.

PS: volevo dirti, che questa pioggia che tamburella sul tetto e i tuoni che questa notte ne hanno rotto il silenzio non sono poi così spaventosi.

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20, 21 e 22 Settembre 2019

Settimo weekend di Master

 

Un baule con sopra un attestato.

Corso 20h "promozione, protezione e sostegno dell'allattamento al seno".

Ma è ciò che ho chiuso dentro il baule che vale la pena custodire. Tante preziose informazioni, tanta voglia di trasmetterle.
Camminare mano per mano, nel rispetto di quelli che sono i desideri e i bisogni, senza giudizio alcuno.
Perché non c'è una regola universale, ma inclinazioni, desideri e bisogni individuali (propri di quella specifica diade/triade) che devono essere accolti e rispettati.

Esiste una scala di colori, tra il bianco e il nero, tante sfumature. Ognuno di noi può scegliere quella che meglio lo rappresenta senza sentirsi in difetto. E se la scelta non sempre è possibile, che vi sia un ambiente supportivo che sostenga sempre e comunque.

Corso 20h OMS-UNICEF

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Riflessioni post Master

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Corso 20h "promozione, protezione e sostegno dell'allattamento materno"

La mia restituzione dopo aver frequentato le preziosissime e "salvifiche" ore del corso è stata:

"Mi porto a casa un piccolo bagaglietto di preziose informazioni. Tanta speranza, fiducia, voglia di dare un piccolo ma prezioso contributo ma, allo stesso tempo, porto con me il bisogno di prendermi cura delle mie ferite che, evidentemente, non ancora rimarginate del tutto, si sono riaperte e hanno iniziato a bruciare"

Già perché a invadere il mio cuore, in quelle ore, tanto rimpianto, rancore, rabbia e frustrazione e a risuonare nella mia mente, tante parole scomode e frasi divenute martellanti.

"Signora, non attacchi ora il bambino al suo seno"

Era l'11 ottobre quando nel lettino della sala parto con il mio piccolo Lucio sul petto appena venuto al mondo e, poco prima di portarlo via da me, una voce, quelle parole, tanta indelicatezza quanta mala informazione...

Esiste un tempo che viene chiamato:

"ora magica"

È la prima ora di vita del bambino. Un tempo preziosissimo e da tutelare.

Se il bambino sta bene, è in salute, non sono quindi necessarie cure, le pratiche quali misurazioni, bagnetto (non poi così tanto indispensabile) vestizione etc dovrebbero essere ritardate al fine di consentire al bimbo di stare nell'unico posto in cui la natura ha previsto che lui debba stare: sul corpo della sua mamma, come tutti i mammiferi del mondo.
Così l'ora magica è quello spazio-tempo entro il quale si attivano una serie di sistemi che consentono al bambino e alla mamma un esperienza sensoriale completa e l'avvio in maniera del tutto naturale dell'allattamento.
Non che questo non possa accadere nelle ore successive e in un seguito ma, sarebbe rispettoso per mamma e bambino tutelare e garantire la naturalezza di questo primo contatto di amore.

Opera "Donna che allatta il suo bambino" - Paul Cézanne 1839-1906

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4, 5 e 6 Ottobre 2019

Ottavo weekend di Master

 

La forza dello stare in cerchio!

Non un inizio ne una fine. Ognuna di noi, con la sua unicità e occhi negli occhi, ha dato forma a un cerchio perfetto.
Dentro il "nostro cerchio" uno spazio creato da noi e per noi in cui custodire le nostre fragilità e confidenze, le nostre emozioni e difficoltà.
Un luogo condiviso di inclusione e appartenenza.
Il fuoco attorno al quale ci siamo riunite ha scaldato il cuore di ognuna di noi e in quel momento le nostre anime si sono incontrate in una relazione speciale.
E quando una volta sciolto, al momento dei saluti, così come per natura deve essere, da ogni dove tanta energia, mi pareva quasi di dovermi svegliare, con fatica, da uno stato di torpore.
Questo fine settimana di master è gratitudine e riconoscenza, perché nonostante le difficoltà di "mettersi a nudo", consentendo l'accesso dove "non a tutti è permesso", quando si incontrano "anime belle" quei veli riesci a farli scivolare a terra con "meno resistenze".
Mano nella mano in questo cammino.

In foto "Porta Romana" una delle porte principali di accesso alla città di Milano. Chiamata così perché attraversandola si percorreva la strada che portava alla "città eterna". In passato da lei si ergevano undici chilometri di mura a forma di cuore, la cui punta terminava nel Castello Sforzesco.

Non è un caso che la mattina, poco prima del nostro incontro, io mi sia soffermata a guardarla e fotografarla. Oggi in Lei vedo tanta analogia, il suo arco accessibile e le sue mura (ormai non più presenti) protettive e amorevoli che si stringevano come in un abbraccio, proprio quello in cui mi son sentita stretta io nel "mio cerchio" e poi la loro forma a cuore.

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18, 19 e 20 Ottobre 2019

Nono weekend di Master

 

Inizia il conto alla rovescia, in realtà è iniziato fin dal primo fine settimana, ma adesso è quello serio!

18 voli di 26

Questo è il mio conto alla rovescia!

Io e la mia fobia di stare sulle nuvole ce la stiamo mettendo tutta e questi numeri per noi sono già un gran traguardo!

"No, tu sei matto. Un master a Milano? Non posso farcela. Lo sai che ho paura di volare"

Queste le parole che dissi a mio marito 6 mesi fa.
Convinta che sarebbe stato impossibile per me.
Io mamma da poco più di 6 mesi e con un altro bimbo. Io che al solo pensiero di prendere l'aereo sto male e mi impongo un digiuno di almeno 8 ore e che a ogni sobbalzo mi ripeto che non è ancora la mia ora.
Io che nel vedere la mia terra in miniatura tiro un sospiro di sollievo.
E, io che credevo di non esserne capace, di non avere tutte le carte in regola.

Beh ho accettato la sfida, mi sono messa in gioco. Questo è il "mio gioco" che ancora mi mette a dura prova, ma il mio motto a oggi è:

Volere è potere!!

Io ho voluto e fortemente voglio. Certo, dalla mia, una forte motivazione che origina da diversi fronti, personali e professionali.
E poi un grande supporto. La mia famiglia.

Concedetemi questa confessione, ieri a lezione "avremmo" dovuto parlare dalla figura paterna e del suo ruolo, differente rispetto a quello della mamma; in realtà, mentre lo osservo, mi rendo conto che il padre dei miei figli e il mio più grande "maestro" e "insegnante" in materia.

Senza saperlo mi ha aiutata a uscire dalla simbiosi con i miei figli, che nei primi mesi è necessaria e fisiologica. Permettendomi e permettendoci ci esplorare e conoscere "l'altro da me/noi".

Questo uno dei tanti ruoli paterni che lui ha saputo ricoprire in pieno, oltre a quello di "guida" quando, nel darmi le giuste dritte per arrivare alla sede, evita che mi perda per le vie di Milano.

In foto: Leo all'aeroporto di Malpensa: "Mamma, guarda i mattarelli"
...beata fantasia.

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8, 9 e 10 Novembre 2019

Decimo weekend di Master

 

 Eccolo qui il mio bottino!

Niente soldi dentro, ma tanta ricchezza.
In realtà non ho rubato niente, ma, mi piace pensare di aver "preso" e "fatto mia" tanta roba!!!

Mi sono immersa, attraverso musiche, parole, idee, pratiche, gesti e tanto altro ancora, in un fascio di energia così travolgente come il mondo orientale ne è parte.

Ne sono rimasta affascinata e "attraversata". Ho "respirato", ho "sentito" con il corpo e "visto" con la mente.

"Me ne sono andata" per poi tornare, ma in realtà ero più presente di ciò che pensassi!

Ho "usato il mio corpo" in modo consapevole. L'ho fatto esprimere in libertà nello spazio che ha voluto "attraversare".

Ha ballato, ondeggiato, si è lasciato guidare e ha guidato, si è abbandonato.
Tutto in una dimensione priva di giudizio ma di condivisione.

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15, 16 e 17 Novembre 2019

Undicesimo weekend di Master

 

Due corsi di formazione a distanza di una settimana l'uno dall'altro.
Due spostamenti, due case diverse, due arrivederci al mio bimbo più grande e due weekend Milanesi consecutivi per il mio bimbo più piccolino, che ha iniziato a dare segnali evidenti di stanchezza.

Per me pure, tanta stanchezza!

Ma, nonostante quel viaggio di ritorno, in cui sembrava di stare sul tagadà piuttosto che su un aereo, e per questo vissuto con un pugno chiuso, l'altra mano stretta a quella di mio marito, i denti serrati e lo stomaco "accartocciato", son tornata a "casa". Quel mio "luogo sicuro".

In realtà quel viaggio è iniziato nei giorni precedenti, quando ancora non stavo seduta su quell'aereo ma mi trovavo in cammino verso terreni mai attraversati e quindi a me ignoti e sconosciuti.

Ad accoglierci l'abbraccio del nostro bambino. Quell'abbraccio che parla e dice "va tutto bene mamma, siamo qui, insieme".
E quell'abbraccio me lo son presa tutto e tutto l'ho dato.

Questo il mio attestato che mi è costato tanta fatica, ma che son veramente felice di aver portato a casa con me.
Dietro a quel foglio ci sono vibrazioni che gli occhi non vedono ma che il corpo sente.

Energia pura e vitale!

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Riflessioni post Master

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Tu al centro!
Quale vento ci accompagnerà e quale ci verrà contro?
Una rosa per orientarsi e tu il suo baricentro.
Tutti i venti, provenienti ognuno da una precisa direzione, alcuni leggermente più "ostili" di altri, hanno un loro senso di esistere.
È necessario conoscerli, capire la loro provenienza e assecondarli o in alcuni casi andargli contro.
D'altronde si sa che l'aereo decolla e atterra sempre contro vento, tanto che in caso di vento in coda, viene usata la pista in senso opposto, così da essere sempre contro vento.
Le difficoltà, gli ostacoli, le paure, le preoccupazioni quelle ci sono e sempre ci saranno, magari avranno intensità diverse e proverranno da direzioni diverse.
Ognuno di noi ha la sua rosa dei venti e può fermarsi un attimo e decidere di usarla .

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29, 30 Novembre, 1 e 2 Dicembre 2019

Dodicesimo weekend di Master

 

Mi prendo un tempo e penso, in realtà "sento". Sento sulla pelle, sento scorrere nelle vene, sento nel mio cuore.
Ad attraversarmi "totalmente" un onda che faccio veramente difficoltà a descrivere e definire.
So che c'è e mi piace starci. Mi fa stare bene. Mi fa sentire viva.
Respiro a pieni polmoni, questa è un aria pulita!
Ascolto il mio battito, è una musica, un tamburo, è melodia con la quale il mio spirito in armonia danza!
Non sono sola, ma circondata da tanta ricchezza.
Prendo per mano ognuna di loro, ogni anima portatrice di così tanta ricchezza. Danziamo insieme su note mai scontate, che regalano "sensazioni" che imprimo nella mente e nel corpo.
Sento che ognuna fa la stessa cosa, questo ci unisce, ci rafforza, donandoci libertà.
Libertà di esprimerci liberamente, attraverso il corpo e a parole. Libertà di sentirci e di starci.
Così diverse e allo stesso tempo specchio l'una dell'altra.

Questo Master, un accesso diretto a luoghi in cui avevo imposto divieti.

Questo Master una sorpresa regalo, perché se pensavo di dovermi prendere cura della mia formazione professionale, ho capito che oltre a questo, in parallelo, mi son presa per mano e son riuscita a darmi e ricevere tante carezze.

Questo Master una rinascita e un nuovo inizio tanto atteso quanto gradito.

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Riflessioni Master

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A ognuno le sue paure!

Io e la mia paura di viaggiare in aereo!

Per lungo tempo ho creduto che la mia paura di volare fosse un mio grande "limite".
Come tale l'ho accettato, al punto di credere di dovergli concedere di boicottare scelte di vita per me importanti.

Oggi, seduta sul 16 D dell'Alitalia, diretto a Milano, per quello che sarà il mio penultimo weekend di master, rifletto!
Penso alla parola "limite" a quante volte l'ho usata.

"È un mio limite!!!" 

Quante volte ho pronunciato questa frase e quanti divieti ho picchettato lungo il cammino.
Mentre guardo il panorama, che solo da quassù posso ammirare, penso a cosa realmente sia per me un limite.
Sicuramente la prima cosa che mi viene da pensare è a qualcosa che non può essere superato, qualcosa di invalicabile.
La mia paura di volare, alla luce di questa riflessione, è davvero un mio limite?
Beh, se lo fosse, non sarei qui in questo momento oppure, starei infrangendo uno di quei divieti!
Penso di dover dare a Cesare quel che è di Cesare. La mia è una paura, una gran paura ma non in limite!
Ho paura di star male perché viaggiare ha sempre "impaurito" il mio stomaco ma, ancora di più, ho paura di "cadere".
Questa volta ho guardato in faccia la mia paura, le ho detto di stare tranquilla che ce la possiamo fare!
La mia strategia, non una, ma tante, ma quella più efficace è chiudere gli occhi e tornare indietro nel passato a quando piccola mi divertivo mentre chiedevo a mio papà di correre per le buche della nostra "stradina di casa" e fare il ponticello ad alta velocità!

Quanto mi divertivo con quei sobbalzi!

E se chiudo gli occhi sento quelle risate, e i movimenti dell'aereo diventano quelli della vecchia 600 di mio padre che fa su e giù per i fossi! E il vuoto d'aria nella pancia, lo stesso che tanto mi faceva ridere in quel salto con la macchina sul ponticello.
D'un tratto le tensioni si sciolgono e i miei pensieri possono, così, viaggiare liberamente, e presto arriva il momento dell'atterraggio.

La paura fa parte della nostra esistenza, è un emozione molto utile e necessaria, ci mette in guardia dai pericoli.
Difronte a ciò che ci spaventa possiamo agire, o fuggendo o attaccando, o ancora con il freezing, congelamento o immobilità, o perfino con il faint, la finta morte.

Questa volta posso dire di aver attaccato il mio nemico e la mia strategia è stata una mia grande alleata e un ottimo strumento per "sradicare" quel fittizio divieto.

Ognuno ha le proprie paure, non neghiamole, chiamiamole con il loro nome, raccontiamole e cerchiamo le strategie, su misura per noi, per affrontarle!

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13, 14 e 15 Dicembre 2019

Tredicesimo e ultimo weekend di Master

 

Questa notte il vento ha piegato i rami degli alberi del mio giardino. Stravolti, sbattuti da una parte e poi dall'altra, si sono piegati quasi fino a toccare terra, quella terra che li nutre e nella quale sono "radicati".

Come capisco quell'impotenza che origina dall'impossibilità di controllare una forza così "imponente", che fa di te un burattino senza controllo.
Non fuori ma dentro di me, altre forze mi spingono, prima da una parte e poi dall'altra, mi piegano, mi avvolgono in un vortice per poi lasciarmi cadere, e, subito dopo, mi riprendono.

È il momento dei saluti di quelli che non si è pronti a dare, di quegli arrivederci pronunciati senza sapere se mai ci si rincontrerà.
Di quei "ciao" dal sapore amaro e già nostalgici.

Allora, non resta che aspettare che questo vento burrascoso finisca, sistemarsi i capelli e raccogliere le foglioline che son cadute a terra così da riporle, a una a una, nello scrigno dei ricordi di ciò che è stato e, in quanto tale, sempre sarà!

Sempre con me, in un passato condiviso e in un futuro ancora e sempre da scoprire!

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Riflessioni post Master

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Espicologa Per il Natale!
Ore 01:00 del 16 dicembre 2019

"Amore, sai che questo per mamma è stato un fine settimana molto importante?!"

"Lo so mamma, sei diventata una Espicologa Per il Natale. Ma cosa fa una Espicologa Per il Natale???

"Eh sai amore, fa tante cose belle. Può capitare, ad esempio, che le mamme possano sentirsi tanto stanche, oppure arrabbiate, come capita alla tua mamma, e allora può succedere che pensino di non essere delle buone mamme allora io, parlo con loro e.."

"Ma mamma, le mamme sono sempre brave!"

Dialogo tra una Espicologa Per il Natale e il suo piccolo grande Leonardo!

Questo è stato il mio rientro a casa, questa notte. Con me un nuovo attestato.

"Dott.ssa Roberta Collu, Psicologa Perinatale"

Quanto ho atteso questo giorno e quanto ho sperato non arrivasse!
Quanto ho desiderato portare a casa questo attestato e dire "nonostante tutto ce l'ho fatta".
E quanto, in realtà mi rendo conto, che ho portato a casa ben più che un "pezzetto di carta".

Ieri è stato il momento dei saluti, di quegli "arrivederci a presto compagne" e del "chissà se accadrà".

Pianti, sorrisi, strette al cuore e alla gola, abbracci, carezze, sguardi, coccole, addii e ci vediamo presto, promesse con le dita incrociate e il bacino sopra, parole sussurrate alle orecchie di stima e di buona fortuna, confessioni, buon compleanno, annunci speciali.

Se fosse ancora più possibile, un filo verde ci ha unite, ha unito i nostri polsi l'uno con gli altri.
Nessuna di noi se ne sarebbe voluta andare ed è stato faticoso. Ma pian piano abbiamo fatto, con i nostri tempi e modi, sia realmente che metaforicamente, il taglio al nostro filo.
In realtà questo è ciò che accade per ogni rapporto "sicuro" , ci si unisce e legati si cammina insieme poi, ognuno sa che può farcela anche da solo, ma che poi in realtà solo non è.

Quel filo verde sarà sempre simbolo di unione e di "so che ci siete, ora però devo e posso andare".

Vi voglio bene compagne di viaggio e di vita sparse per il "continente"

Master in Psicologia e Fisiologia Perinatale

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