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Roberta

Penso a quando ero bambina



Nella mia mente quasi non trovano spazio i ricordi.

È uno sgomitare!

Una gara a chi fa prima, chi prima "torna alla mente".

Allora, prendo tempo e inizio a "riviverli" a uno a uno, secondo l'ordine in cui mi si presentano!

Ciò che più di tutti invade la scena, con toni quasi prepotenti, è lo "stare" tra e con.

Non esisteva occasione perduta per giocare!

Giocare, quel gioco li, fatto di mani che toccano l'altro, di segreti confidati alle orecchie, di pausa merenda, "metà panino a me e metà a te", di litigi seguiti dal bacio sulla guancia in segno di pace quando lo si preferiva ai mignolini incrociati.

E, di mani sporche e lavate solo al rientro in casa.

Di se stai lontano è perché "non ti voglio più".

Allora penso ai miei figli e questa giornata la dedico a loro!

Poi però bussa con un po di timidezza quel ricordo li, avevo 15, 16, 17 anni. Anche qualcosina in più!

Quelle mani li, benché in altre forme, richiedevano sempre e comunque contatto.

Gli abbracci, quelli che aiutano a sentirsi meno soli.

I baci, magari anche i primi!

Lo stare insieme, via da casa, via da loro!

Lontano da chi ami ma allo stesso tempo odi!

Perché è così, esiste una clausola in quel contratto li, stipulato per avere accesso al mondo adolescenziale, fatto di passi avanti e indietro e spinte interne contrastanti.

E allora l'amico e il suo abbraccio sono cura e sicurezza!

Allora penso a loro, che come me all'epoca, hanno bisogni "non troppo posticipabili". E questa giornata la dedico anche a loro!

In realtà la dedico anche a me perché quel bisogno di "alto contatto" ancora mi contraddistingue, e a tutti i miei cari e a chi caro non è!

Perché la voglio veramente vedere quella lucetta li in fondo a questo tunnel buio, che abbiamo cercato di colorare rendendolo il più possibile arcobaleno

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