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  • Roberta

4.6.2020

Ho parcheggiato la macchina la prima settimana di marzo e in quel punto è rimasta per 80 giorni, quando ancora impolverata e con il serbatoio pieno, la terza settimana di maggio l'ho riaccesa. Ancora le ultime strofe della canzone del cd di Fabrizio Moro, inserito in radio.

In quei giorni ho scoperto la comodità della spesa a domicilio, quella che fai seduta comodamente sul divano, per me che scegliere con cura i prodotti, in negozio, era un antistress e la spesa quasi un rituale familiare fatta il sabato mattina con tutta la famiglia, prima dell'aperitivo.

Certo, in consegna ci son state uova rotte, articoli confusi altri dimenticati, per tre volte abbiamo ordinato l'uovo di Pasqua per Lucio. Ma vuoi mettere la fatica e i sensi di colpa di mettere sul bancone 80/100 euro di spesa, quando va bene, e imbustarla con la coda dietro di te, di chi magari ha solo 3 cose in mano.

Ho preparato qualunque cosa le pagine Facebook e Instagram che seguo di cucina proponessero.

Mettendo su 5 kg e perdendone successivamente 7. Ma questo mi è stato possibile solo quando ho capito di poter lasciar andare qualcosa..

In una settimana ho camminato per 60 km, entrando e uscendo per i due cancelli del mio giardino, per poi dovermi fermare causa artrite.

Ho trascorso più ore in giardino che dentro casa, riscoprendo il contatto con la natura. Io che ho la fortuna di vivere in campagna, svegliarmi con il canto degli uccellini e addormentarmi con il gracilare delle rane e il frinire dei grilli, termini riscoperti in quarantena.

Abbiamo ripulito casa, anche e sopratutto quei punti più remoti e dimenticati riesumando i miei giochi di infanzia, per 3 giorni Leo ha giocato con le mie Barbie, la maggior parte decapitate. È stato difficile ricordare a quale corpo appartenessero le teste.

Ho studiato tanto, ricevendo 7 attestati. Ho deciso, infatti, che tra le cose belle e i pensieri positivi della quarantena doveva esserci il tempo dedicato alla mia formazione.

Ho lavorato da casa con rossetto sulle labbra e pantofole ai piedi. Il pranzo sul fuoco, una volta pure bruciato, e gli schiamazzi dei miei figli provenire dal giardino.

Ho urlato tanto con loro, i miei figli, perché è vero che li amo, ma h24 in modalità "mamma on" certi equilibri li spezza.

Ho pensato tanto. E ho capito, non tutto, ma tanto.

Ho capito chi c'è nonostante il "distanziamento".

E, nonostante il distanziamento, sono stata coccolata, accarezzata e stretta in un fascio di energia pura, da quelle persone che non sono solo passate di lì...

Ho capito l'importanza delle relazioni e quali relazioni sono importanti per me! E quali le persone che sono entrate nella mia vita non solo perché "passate di lì.. "

Ho capito l'importanza del tempo, di un tempo lento e scandito in cui farci stare tutto e l'essenziale di tutto.

Ho capito che le nespole sono più buone se prese e mangiate sotto l'albero con Lucio che ripete "A...A..." per dire "ne voglio ancora" e Leo che invece urla "dai andiamo a giocare".

Ho capito che quel tempo l'ho vissuto in piena consapevolezza, attraversando anche corridoi poco luminosi e quando possibile spostando le tende per far entrare un po di luce.

Questa parte della mia quarantena, questo uno stralcio dei miei vissuti.


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